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MONTALCINO
L'AGRICOLTURA
A MONTALCINO
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Una
collina terrazzata e umanizzataIn
concomitanza con la realizzazione dell’abitato di Montalcino
fu disboscata la collina circostante per migliaia di ettari di
terreno realizzando i terrazzamenti, usando le pietre estratte e
poi scalpellinate per i muri a secco e per opere idrauliche,
fosse di scolo e altro per rendere la terra in condizioni alla
coltivazione delle “colture legnose“: viti, olivi, e altri
alberi da frutto che era il segno di una cultura evoluta e
raffinata. Nessuno potrà mai sapere quante migliaia
di lavoratori furono occupati e quante migliaia e migliaia di
metri cubi di pietre furono estratte per realizzare questa
colossale bonifica in pochi decenni dall’anno mille al
millecento per dare alle popolazioni una campagna umanizzata la
più umana che il mondo conosca per produzioni tipiche e
specializzate.
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Foto: Un terrazzamento ancora
esistente sulla collina di Montalcino.
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Foto: Abito dei contadini di
Montalcino. Dal libro "I contadini della Toscana"
espressi al naturale secondo le diverse loro vestiture in
sessanta stampe a colori. "Firenze anno 1796 presso Nicolò
Pagni e Giuseppe Bardi con privileggio di S.A.R."
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La
grande produzione dell'olio d'olivaOltre
alle vigne e ai frutti nel milleduecentotrentadue localmente c’era
chi lavorava la feccia dell’olio; era il segno che nella nostra
collina era già copiosa la coltivazione degli olivi. Nell’età
moderna nel montalcinese l’olio d’oliva rappresentava il più
alto reddito in agricoltura. Nei poderi del vescovo presso
Castelnuovo dell’Abate i mezzaioli raccoglievano una grande
quantità di olive che le frangevano nel frantoio della Curia
vescovile.
L’uditore Gherardini nel 1666 scrive che a Montalcino c’è una
produzione di 2400 staia di olio –uno staio = a 20 Kg-. Era la
produzione che non trovava riscontro in altre località dello stato
senese.
Nel 1929 localmente nacque l’Oleificio Sociale. Nella stampa
provinciale “Agricoltura Senese” il prof. G. Garavini, direttore
della cattedra Agraria della Provincia di Siena, esalta questa
realizzazione magnificando la novità dell’edificio, intanto
“perché è riscaldato a termosifone” (l’ambiente dove si
frangono le olive deve essere molto caldo per ottenere più olio
possibile; chi non aveva il riscaldamento centralizzato riscaldava
l’ambiente con monti infuocati di brace), molivano 7 quintali di
oli all’ora (un’enormità per quei tempi) mentre i costi della
frangitura delle olive era dimezzato in confronto a un normale
frantoio a macelli -molazze di pietra-. La separazione
dell’olio dalle acque di vegetazione a mezzo della centrifuga è
una novità accolta con grande giubilo dagli olivicoltori. Le
cronache dei giornali di allora parlano di numerose delegazioni
provenienti da tutta la Toscana in visita (all’oleificio moderno
di Montalcino). Nei tempi più vicini a noi prima della grande
gelata del 1956 che “ bruciò” 122.000 piante di olivo su
182.000 piante censite la produzione dell’olio di oliva era di
20.000 quintali.
Nei primi anni sessanta del ‘900 "nacque"
l’Associazione fra gli olivicoltori di Montalcino “allo scopo di
valorizzare l’olio di oliva evidenziandone le proprietà
dietetiche e curative".
Oggi nel montalcinese si producono 4.500/5000 quintali olio che ha
ottenuto la “Denominazione d’origine protetta – TERRE DI
SIENA”.
La Cooperativa La Spiga, costituita nel 1953 conta 130 soci,
coltivatori diretti, su 365 quanto ne conta la categoria nel Comune
di Montalcino. E’ proprietaria di un frantoio al servizio dei soci
e di un punto vendita diretto di tutti i prodotti, Brunello, Rosso
di Montalcino, Moscatello, S. Antimo, Grappa, Miele, dolci,
ovviamente oltre all’olio di oliva.
Dal Frantoio Cooperativistico si estrae un olio a freddo con metodo
“sinolea” per ricavarne un prodotto più naturale possibile e di
più alte qualità dietetiche e nutritive.
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Foto:
Nei primi anni '60 nacque "l'Associazione fra gli olivicoltori
di Montalcino" allo scopo di valorizzare l'olio d'oliva
evidenziandone le proprietà dietetiche e curative.
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Foto: Punto di vendita diretto dei
prodotti dei soci manuali coltivatori del fondo della Cooperativa
"La Spiga" di Montalcino, costituita nel 1952. I 130 soci,
su 252 coltivatori diretti presenti nel Comune di Montalcino,
conferiscono al punto di vendita l'olio d'oliva, quasi al naturale,
a Denominazione di Origine Protetta (Terre di Siena), ricavato dal
loro frantoio, Brunello D.O.C.G., vino rosso D.O.C., Sant’Antimo
D.O.C., Moscadello D.O.C., grappa, dolci, miele e derivati.
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L'avvento
della mezzadria prima dell'anno 1000Nel
senese e quindi anche nel montalcinese, la conduzione della terra a
mezzadria ebbe luogo a iniziare dal 821 a.m.. Questo rapporto
di produzione significò l’appoderamento nelle campagne.
L’uditore Gheradini censì nel territorio di Montalcino 445
poderi. Prima dell’introduzione della mezzadria nelle campagne, i
lavoratori della terra abitavano dentro il castello. Con i poderi si
costruirono le stalle per le bestie, a fianco del podere c’era
l’aia, la concimaia, il capanno per gli arnesi, il pozzo per la
raccolta delle acque, si dovettero costruire le strade poderali.
Fu uno sviluppo produttivo senza precedenti. L’appoderamento nelle
campagne significò anche un legame solidale fra le famiglie
mezzadrili non solo in caso di bisogno ma quando i lavori da
realizzare con urgenza lo richiedevano. Il caso preciso era durante
le trebbiature quando nell’aia arrivarono le macchine trebbiatrici
(la trebbiatura del grano effettuata con le macchine da noi ebbe
inizio nell’ultimo ventennio dell’800.
Prima la battitura del
grano avveniva attraverso il calpestio delle bestie sulle spighe o
con l’uso del correggiato. Quando nelle aie comparve la macchina
trebbiatrice la battitura del grano avveniva con rapidità ma per far
fronte ai numerosi lavori era richiesto l’impegno di decine e
decine di prestatori di opera che poi erano i componenti delle
famiglie mezzadrili limitrofe che si scambiavano reciprocamente le
prestazioni di lavoro.
Ma i momenti più attesi nello stare insieme da parte delle famiglie
mezzadrili erano in occasione delle feste e segnatamente durante i
matrimoni. Gli sposi erano accompagnati dal suono della fisarmonica
e in corteo nuziale composto da parenti e amici erano “fermati”
ad ogni podere che incontravano lungo il percorso per un rinfresco
preparato dalle famiglie in segno di amicizia per salutare il lieto
evento. Più anticamente i nostri contadini indossavano in quelle
occasioni, costumi tradizionali molto eleganti, era il segno di una
cultura ma anche di un certo stato economico di benessere.
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Foto:
Una "trebbiatura" nell'aia.
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Foto: In una pausa della trebbiatura,
ragazze offrono del vino.
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Foto: Pagliaio, sapienza contadina
nella costruzione di esso.
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Foto: "Serrata" cioè
rinfresco offerto da ogni famiglia che abitava lungo il percorso fra
la casa della sposa e quella dello sposo.
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Foto: Scena di vita contadina: gli
sposi e la fisarmonica.
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Ai
montalcinesi non è mai mancato il paneMentre
nella collina si coltivavano “colture legnose”, nella pianura la
produzione del grano era tale da garantire nel Medio Evo uno staio
di grano a bocca al mese. Uno staio di grano = a 20Kg. Nel
montalcinese mai si registrano tumulti per la mancanza del pane fino
all'occupazione francese nel 1811 quando i cittadini presero
d’assalto i forni per sfamarsi.
Nei tempi più recenti, cioè durante la “ battaglia del grano”
voluta dal regime fascista e ciò per non dipendere dalla
importazione di questo prodotto dall’estero, nel Comune di
Montalcino erano vendibili 41 milioni di quintali i grano, oltre 20
staia pro capite all’anno. Fu un grande risultato se si pensa che
allora la terra veniva lavorata e seminata con i buoi e la
concimazione della terra era misera. Anche oggi la raccolta del
grano duro destinato alla produzione della pasta è copiosa nelle
nostre campagne. Copioso era anche l’allevamento del bestiame
suino addirittura nell’800 nella stagione invernale, il mercoledì,
si teneva a Montalcino un mercato di questo bestiame. Nel
montalcinese ci sono più macelli che lavorano carni di suino
realizzando prosciutti, salami, salsiccia, finocchiona, e altri
prodotti tipici come il buristo (insaccato a base di sangue di
maiale e dadini di lardo, sale, pepe e altri aromi) orliata (coppa),
lombata di maiale nel punto più alto delle costole pepata, salata
con finocchio avvolta nella carta paglierina che si consuma
stagionata, soppressata specie di salame con carne della testa
cotiche e dadini di lardo di maiale, sale, pepe e altri aromi
pressato dentro un panno.
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L'allevamento
del bestiameAnche
l’allevamento del bestiame, bovino, caprino, ovino (di quest’ultimo
c'era una grande richiesta nel mercato per gli agnelli e per i
formaggi pregiati locali). Del resto anche oggi un caseificio locale
della Fattoria dei Barbi produce un formaggio pecorino di alta
qualità.
Gli allevatori montalcinesi fino a qualche decennio fa organizzavano
in loco grandi rassegne annue di bestiame di ogni tipo, riscuotendo
grande successo.
Nelle nostre campagne si realizzarono anche prodotti destinati alla
trasformazione industriale come il tabacco, lo zafferano e
l’allevamento dei bachi da seta.
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Foto: Anni '30. Pascolo allo stato
brado.
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Foto: Preparazione dell'alimentazione
con la foglia di olivo per il bestiame vaccino nella collina di
Montalcino. Aveva ragione chi scrisse nel lontano medioevo "I
toscani tengano i loro prati sugli alberi".
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Foto: Le pecore al pascolo.
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Foto: Maiali al pascolo.
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Foto: 1929: pollaio di pura razza
"Livorno Bianca" alla Fattoria Montosoli, a nord di
Montalcino. Il pollaio fu riconosciuto dal consiglio dell'Economia
Provinciale di Siena come razza garantita per l'alta genealogia e
per una produzione superiore alle 200 uova l'anno per ogni gallina.
La stampa di allora sottolineò l'importanza dell'innovativa
iniziativa.
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Foto: Rassegna bovina primi anni '60.
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Foto: Anni '30. Lavorazione dei bachi da seta
in via del Pino.
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Foto: Sant’Angelo scalo, anni '30.
Una fase della lavorazione del tabacco da sigaro Toscano.
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Foto: Con i buoi si lavorava la terra.
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L'agricoltura
nel sangue dei montalcinesiL’agricoltura
era nel “sangue“ di gran parte della nostra popolazione. Negli
anni sessanta quando in Italia il miracolo economico doveva essere
rappresentato dalla industrializzazione i nostri giovani
partecipavano a corsi di formazione per specializzarsi in potini,
innestini ecc.. Montalcino è conosciuto come la “capitale del Miele”: ormai
sono venticinque anni che la prima settimana di settembre ha luogo
localmente la fiera del miele. I nostri apicoltori sono stati
creativi per aver messo in commercio tipi di miele di castagno, di
corbezzolo, di acacia, di sulla, di girasole, indicandone le
proprietà nutritive e mediche. Viene prodotta anche la pappa reale,
il polline e altri derivati dal miele. Nella settimana del Miele,
otre ovviamente alla presenza di apicoltori provenienti da tutta
Italia che espongono nella Fortezza trecentesca, si svolgono
dibattiti altamente scientifici sulla apicoltura, si assegnano premi
alle persone e agli Enti che hanno operato a vantaggio della
apicoltura, si premiano giornalisti che con i loro articoli si sono
impegnati a diffondere la cultura delle api e i vantaggi salutari
che ne derivano dall’uso del miele.
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Foto: Si specializzavano in potini e
innestini. Inizio anni '60.
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Foto: 1978. Prima "Mostra del
Miele" a Montalcino che continua ancora oggi nella prima
settimana di settembre.
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Indice
Montalcino
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