| |
MONTALCINO
IL
BOSCO
|
|
|
La
flora, la fauna, i funghiMetà
del territorio del Comune di Montalcino, cioè 12.000 ettari, è
coperto da bosco –la caratteristica macchia mediterranea–
dove crescono spontanee centodue specie di piante fra alberi e
arbusti. L’80% delle piante sono sempre verdi. Prevalenti sono il leccio, il corbezzolo,
la fillirea, l’erica arborea, il mirto, il ginepro, il
sambuco, varie specie di ginestra ecc... . Le piante che
perdono le foglie sono la quercia, il cerro, il carpino bianco e
nero, il castagno, il corniolo, il nespolo, la rosa canina, il
rovo di mora, peri e meli selvatici, il prugnolo. Il bosco in
primavera è tutto un fiore. Passeggiando per il bosco si
possono raccogliere, quando è la stagione, asparagi selvatici,
fragole, more di rovo, corniole, corbezzole, bacche di ginepro
–ricercate anche per armonizzare il liquore gin– castagne,
ecc... . Nel bosco nascono oltre 250 specie di funghi
molte delle quali commestibili, come gli ovuli, i porcini, le
mazze di tamburo ecc... . Il bosco è un habitat ideale
per la selvaggina: ci vivono 16 specie di mammiferi fra i quali
il raro gatto selvatico (felis silvestre), il cinghiale, il
capriolo, il daino, la donnola, la faina, il ghiro, l’istrice,
la lepre, la lontra, la martora, la puzzola, il riccio, lo
scoiattolo, il tasso, il topo campagnolo e la volpe; e cinquanta
specie di uccelli fra stanziali e di passo, il tordo, il merlo,
il pettirosso fra i più significativi l’airone, la capinera,
il cardellino, la cinciallegra, il cuculo, il falco campagnolo,
la ghiandaia, il gufo, il luì verde, la poiana, il rigogolo, la
tortora, l’usignolo ecc. Il bosco era il
“paradiso” per i cacciatori quando la cattura della
selvaggina significava mangiare carne da parte di larga parte
della nostra popolazione. Nel bosco si possono incontrare ancora
tante piante centenarie, vere patriarche della natura “il
Comune di Montalcino ne ha censite 2.300 tutte da
salvaguardare”. Sempre più numerosi sono coloro che
passeggiando per i boschi a respirare aria pulita, balsamica,
profumata si muniscono di macchina fotografica pronti a
immortalare ogni segreto della selva.
|
|
Foto: Il bosco visto da Montalcino
|
|
Foto: Una cacciata al cinghiale nei
boschi di Montalcino, 1902, quando la caccia rappresentava quasi
la sopravvivenza per larga parte della popolazione. Nel nostro
bosco vivono 16 specie di mammiferi e 50 specie di uccelli
stanziali e migratori. E' un habitat per la selvaggina, felicità
dei cacciatori.
|
|
Foto: Montalcino visto dal bosco
|
|
Foto: Un patriarca della natura (Quercus
Ilex) presso il castello della Velona. Dal libro "Patriarca
della Natura - cento alberi monumentali della provincia di
Siena" dell'Amm.ne Provinciale di Siena.
|
|
Foto: Ginestra odorosa
|
|
Foto: Erica arborea
|
|
Foto: Bacche di ginepro, ricercate
per armonizzare il liquore Gin.
|
|
Foto:
Fragole di bosco
|
|
Foto: Castagne
|
|
Foto: Corbezzolo: fiori e frutti.
|
|
Foto: Salsapariglia. Nome locale "strappaborsa".
|
|
Foto: Frutto del rovo di mora
|
|
Foto: Ovulo
|
|
Foto: Porcini
|
|
Foto: Mazze di tamburo (Puppole)
|
|
Foto: Anche i bambini alla ricerca dei funghi
nei boschi di Montalcino (sempre accompagnati dagli adulti). Nel nostro
bosco nascono 250 specie di funghi. E' il "paradiso dei fungaioli".
|
|
Foto: Raro esemplare di gatto selvatico
|
|
Foto: Una femmina di cinghiale con i piccoli
|
|
Foto: Nella foto il tordo. Era un pennuto
appetibile per i cacciatori durante la stagione del passo, autunno-inverno
e tanto conosciuto che, non a caso, i Montalcinesi gli dedicarono la
grande festa per l'ultima domenica di Ottobre.
|
|
Foto: Pettirosso
|
|
Foto: Nidiata di piccoli merli
|
|
Foto: Vipera
|
|
Il
bosco ha dato a Montalcino il nome e lo stemmaMontalcino
deve quasi tutto al suo bosco, compreso il nome “monte ilcinus”
-monte dei lecci-, e il suo stemma è un leccio su sei
“rosseggianti monti”. Intorno all’anno 1000 d.c., quando
cominciò l’edificazione di Montalcino, la “selva non fu più
selvatica”; dal bosco si ricavava legname per le costruzioni, per
l’artigianato, per le fornaci, per i forni, per gli usi domestici
e agricoli. A Montalcino non ci sarebbe stata la fiorente
industria delle conce senza la foglia di corbezzolo e di mortella,
nel medioevo usata per questa attività, non ci sarebbe stata la
qualificata industria delle ceramiche senza la legna ad alto
contenuto calorifero, come quella di leccio, di erica arborea, di
corbezzolo già nel secolo XIII, non ci sarebbero state le copiose
botteghe di ferro battuto senza il carbone di radica di erica
arborea, allora indispensabile per le fucine delle ferriere, non ci
sarebbe stato nel 1902 lo stabilimento a vapore che produceva
energia elettrica senza la carbonella e il carbone a buon prezzo
sulla piazza di Montalcino. E’ stato scritto che i
“toscani tengono i loro prati sugli alberi” ed era vero, nel
nostro bosco pascolavano le vaccine, le pecore, le capre
alimentandosi con le foglie degli alberi, mentre i maiali erano
lasciati allo stato brado alla ricerca della ghianda abbondante dei
lecci, della quercia e dei cerri.
|
|
Il bosco ieri: la grande industria di MontalcinoCon
l’avvento
del treno, 1865, dal bosco si cominciò a ricavare materiale per un
largo mercato e non più per quello locale o quasi. I nostri boschi
furono ricercati come lo sono oggi i pozzi di petrolio per ricavarvi
materiale per uso domestico ma anche industriale. Il nostro
bosco veniva tagliato ogni dodici anni di vita e rigenerava
spontaneamente dalle ceppaie. A rotazione si tagliavano mille ettari
ogni anno. Si iniziò a produrre 32.000 quintali di carbone di legna
–per ottenere dieci chilogrammi di carbone ci vogliono cento
chilogrammi di legna– e allora non esistevano altri combustibili
per gli usi di cucina e per altre attività industriali, il carbone
era ricercato come “il pane”. Centinai di quintali di
carbone ricavato dalle radiche dell’erica arborea destinato alle
fucine dei fabbri per le sue alte proprietà calorifere. 4.500
quintali di corteccia degli alberi che contengono tannino destinati
alla concia delle pelli e del cuoio da quando si capì che questo
materiale, per quegli usi, era più efficace delle foglie del
corbezzolo e della mortella. 8.000 quintali di carbonella (brace)
era prodotta ogni anno, e usata per i bracieri, dalla bruciatura
delle ramaglie degli alberi. Si realizzavano 10.000 metri cubi di
traversine per le ferrovie ricavate dai grossi tronchi della
quercia, si realizzavano ogni anno 22.000 metri cubi di puntelli
usati nelle miniere, si realizzavano un milione di fascine di
ramaglia destinate ai forni e alle fornaci, 700.000 pali per le viti
e per gli alberi da frutto, 1.200 quintali di radiche di erica
arborea destinate alla realizzazione delle famose pipe che poi
andavano a fare bella mostra nei negozi di Londra, Berlino e Parigi.
Con l’arrivo del treno, un’altra attività ebbe più sviluppo,
la raccolta delle bacche di ginepro nella stagione estiva destinate
ai mercati esteri per armonizzare il liquore gin. Copioso era il
materiale ricavato dal bosco per la realizzazione dei corbelli,
ceste, cestoni, panieri e graticci, e ramoscelli di vimine per
investire fiaschi. Per tutte queste attività direttamente e
nell’indotto erano occupati 800 prestatori d’opera.
|
|
Foto:
La capanna, dimora dei boscaioli, durante il lavoro nel bosco in
autunno inverno e primavera.
|
|
Foto: Interno parziale della capanna:
fornello, lume, rapazzola (letto).
|
|
Foto: Il taglio del bosco.
|
|
Foto: Sezionamento di un grosso tronco.
|
|
Foto: Dopo l'estrazione, pulitura delle
radiche di erica arborea prima della realizzazione delle famose
pipe.
|
|
Foto: Scorzatura delle piante
|
|
Foto: Dalla bruciatura delle ramaglie
si ricava la carbonella
|
|
Foto: Realizzazione delle traversine
per le ferrovie
|
|
Foto: Con il "cavallo", una
forca, si trasporta la legna alla piazzola del carbonaio. Notare il
fascio dei pali per le viti
|
|
Foto: Inizio della realizzazione della
carbonaia
|
|
Foto: La carbonaia coperta di foglia
secca e inizio della copertura con la terra nera. Notare al piede la
corona di zolle.
|
|
Foto: Si carbonizza la legna
|
|
Foto: Il carbone viene imballato con il
vaglio.
|
|
Foto: Con il materiale del bosco si
realizzano contenitori di forma varia
|
|
Foto: Prodotti ricavati dal bosco ogni
anno. Per realizzarli erano occupati, direttamente con l'indotto,
800 prestatori d'opera. Ogni anno si tagliavano 12.000 ettari di
bosco. Il nostro bosco rigenera spontaneamente.
|
|
Foto: Si prepara la polenta: acqua,
sale, farina di mais. Fatta a fette, rimessa nel paiolo e cosparsa
di formaggio pecorino, pasto principale dei boscaioli
|
|
Foto: Ci si appresta a mangiare la
polenta
|
|
Il bosco oggi
Nella seconda
metà degli anni ’50 del novecento il mercato non ricercava più i
prodotti ricavati dal bosco, ma cominciò a usare elettricità, gas
liquido, derivati dal petrolio per gli usi di cucina, per il
riscaldamento e per le attività industriali. I boscaioli rimasero
senza lavoro e la stragrande maggioranza di essi dovettero emigrare
da Montalcino. La crisi del bosco fu una delle cause fondamentali
della crisi più in generale che colpì l’economia locale
montalcinese che doveva riprendersi solo quindici anni dopo. Questo
nostro immenso “polmone verde” è stato nel passato, e lo è
anche oggi, un fattore importante per l’aria pulita, balsamica e
profumata che respiriamo e va salvaguardato come le “pupille dei
nostri occhi”, lontano dalle grandi discariche, da agglomerati
industriali, da grandi vie di comunicazione, questa area è un
“ingrediente” naturale e non secondario che dà molte qualità
indispensabili alla tipicità dei nostri grandi vini.
|
|
Indice
Montalcino
|
|