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MONTALCINO
LE
GUERRE MEDIEVALI
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Montalcino
"sedia e piazza di guerra"
Montalcino
sorge a 564 metri dal livello del mare tra le valli
dell’Ombrone a nord-ovest, dell’Asso ad est e dell’Orcia a
sud.
E’ un’altura a cerniera dell’Amiata e della Maremma,
Talamone, anticamente un’importante porto di mare, a vista
d’occhio.
Questa posizione strategica è stata la causa di cinque secoli
di calvario per i nostri antenati, dal 1200 al 1600 Montalcino
fu “sedia e piazza di guerra” e lo storico P. Sbarbaro –
1839/1893 – riferendosi a Montalcino scrisse: “Montalcino
sveglia in mente il più sublime spettacolo di grandezza umana
che il calvario di un popolo abbia mai dato al mondo”.
Al sorgere dell’affermarsi dei Comuni Toscani incomincia per
Montalcino il periodo delle guerre. Il possesso di Montalcino
veniva disputato fra il Comune di Siena, vicino e avido di
espandersi, e quello di Firenze, per il quale Montalcino
costituiva un’ottima posizione strategica per prendere Siena
alle spalle.
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Foto: Resti delle mura e torrioni di guardia della Città di
Montalcino sec. XII
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"Il
grande scempio che fece l'Arbia colorato di rosso"Il
primo assedio Montalcino lo subì nel 1199 e durò sedici mesi ”ingelositi dal vedere prosperare e rapidamente
crescere la nostra terra... nel 1202 dopo lungo assedio... i senesi
domarono i montalcinesi più per fame che con il ferro”. Altro
assedio nel 1207 sempre a opera dei senesi. Altro assedio nel
1212 quando gli abati di S. Antimo, guidati dal Priore Griffo, che
in qualità di vicario regge l’Abbazia, cede Montalcino ai senesi.
Fra le molte clausole previste dalla resa senza condizioni ne
citiamo alcune che i montalcinesi dovettero accettare:
-
partecipazione dei montalcinesi a loro spese alle guerre in accordo
con Siena;
- disponibilità
dei cavalli per Siena (per rendersi conto del gravame di questa
clausola, pensiamo cosa significava per l’economia di una comunità,
cedere tutti i mezzi di trasporto ad altri);
- accettazione
del diritto di albergheria per i masnadieri senesi;
- che nessun
pedaggio di dazio sia imposto ai senesi.
Nel 1252, malgrado le imposizioni senesi, i montalcinesi si
riallearono con i fiorentini, in quanto guelfi entrambi, e sulle
nostre terre sconfissero i senesi. “ Firenze, per onorare questa
vittoria, batté il fiorino d’oro, di un dramma tutto fine e tanto
piaciuto al mondo che ognun volle battere fiorini e nominare”.
Dopo la sconfitta dei fiorentini per opera dei senesi nella celebre
battaglia di Montaperti nel 1260 “Il grande scempio che fece l’Arbia
colorata in rosso”, i senesi distrussero completamente Montalcino,
l’abitato e le campagne circostanti “ogni casa demolita, ogni
fontana riempita, ogni campo distrutto, e i vigneti e gli oliveti e
gli altri alberi sradicati. Chi senese costruisce a Montalcino subirà
la multa e la costruzione sarà distrutta se recidivo subirà il
taglio della mano”.
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Sotto
il dominio di Siena
Dopo il 1260
Montalcino cadde definitivamente sotto la supremazia di Siena la
quale impegnava i soldati montalcinesi nelle azioni militari nelle quali aveva
bisogno; “compagnie di soldati montalcinesi sono a
presiedere Sarteano, Capalbio, Celle”.
Nel 1361 “i montalcinesi approfittando delle discordie civili che
travagliarono Siena si misero in aperta ribellione e cacciarono
dalla loro terra cinquanta principali cittadini che si mantenevano fedeli
ai senesi. Gli esuli volevano ritornare in patria, ricorsero al
comune di Siena, il quale a mezzo dei suoi ambasciatori, ordinò che
fossero rimessi nella terra. I montalcinesi risposero che volevano
essere liberi e non più sottoposti al Comune di Siena. I senesi
allora spedirono l’esercito contro Montalcino ma interposto fra le
parti, Giovanni d’Angiò Salimbeni, i montalcinesi si arresero e
fecero entrare pacificamente l’esercito senese andandogli incontro
con i rami di olivo e al grido Viva il Comune di Siena, in questo
caso dopo questo successo, queste le imposizioni dei senesi a
Montalcino:
- che un
cittadino nobile senese ogni anno fosse eletto potestà di
Montalcino;
- che il Comune di Siena dovesse costruire a proprie spese in
Montalcino una Fortezza da guardarsi e custodirsi da castellani
nominati dal Comune di Siena.
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Cittadini
senesi solo "per definizione"
I Senesi
vollero riaffermare il potere spirituale e decisero che "gli uomini
di Montalcino fossero tenuti a portare nella Chiesa Cattedrale di
Siena, per Santa Maria ad agosto, il censo e il cero.
Poi decisero che tutti gli uomini della terra di Montalcino fossero
considerati cittadini di Siena.”
Domenico Cerratti, erudito montalcinese, vissuto nel 1500, afferma
che i montalcinesi divenuti
cittadini senesi, furono novecentocintaquattro i capi famiglia,
c’erano undici dottori e venticinque notai e aggiunge che i
privilegi dei senesi concessi furono solo descritti.
Negli anni seguenti i soldati di Montalcino dovettero seguitare ad
obbedire alle azioni di guerra di Siena. Spesso la nostra comunità
doveva provvedere ai rifornimenti alimentari. “La Balìa senese (potere assoluto) ordina a Montalcino di provvedere che siano rimesse
a Siena cento moggia di grano” (un moggio corrispondeva a 460
chili).
In quel periodo scorrazzavano sul territorio montalcinese truppe con
cavalli con gravi danni alle persone e alle cose “... i soldati e i
cavalli sciovernavano per le vigne e per i campi, volendo stanziare
or qua or là per le case dei contadini con danni insopprimibili,
talmente che li poveri lavoratori abbandonarono li poderi ...
Montalcino
sembrava un gran porto di mare, con continui arrivi e partenze di
materiali umani e di ogni altra cosa che alla guerra bisognasse”.
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Le
truppe di Papa Clemente VII assediano Montalcino
Nel 1526 quarto
assedio ad opera delle truppe del Papa Clemente VII (Giulio de’
Medici) l’assedio fu brevissimo: 11-13 luglio. Assalirono
Montalcino senza successo ottomila soldati. Immaginiamo cosa volle
dire lo scorrazzamento di ottomila soldati reclutati per la guerra
nelle campagne e nelle vicinanze delle mura e quale distruzioni
causarono alle case e quali sofferenze subirono le persone.
Nel 1553 quinto assedio. Gli assalitori erano soldati spagnoli
comandati da Don Garzia di Toledo, cognato del Granduca di
Toscana Cosimo I°. L’assedio durò ottantuno giorni; vi
presero parte dodicimila soldati stranieri e duemila cavalieri.
Queste truppe operarono a nord, ad est e a sud, nelle vicinanze
delle mura castellane, in un’area di alcune decine di chilometri
quadrati. Alla difesa di Montalcino, che non fu espugnato e mantenne
la sua libertà , presero parte quattromilatrecento soldati
compresi mille paesani. Contro l’abitato di Montalcino furono
sparate 2497 cannonate. I morti nostri uccisi d’arme di
artiglieria furono in numero di cinquecento fra grandi e piccini,
trenta morti ogni ventiquattro ore. Durante l’assedio la carestia
della città superò ogni limite incominciarono i nostri a mangiare
a tutto pasto carne di asino e di cavallo. Mancava il sale, cosa
importantissima per condire le erbe che in questi orti si
coglievano.
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Foto: Sistema difensivo di Montalcino. Tavoletta della Biccherna n.
59. Le fortificazioni per l'assedio di Montalcino 1553 di Giorgio di
Giovanni.
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Montalcino
ultimo libero comune repubblicano
Nel 1555 Siena
fu occupata dalle truppe di Cosimo I de’ Medici e dalle truppe
spagnole. “Un numero grandissimo di cittadini, comprendente tutto
che di migliore viveva nella città, si preparava a organizzare il
nuovo Stato dando vita alla Repubblica di Siena ritirata in
Montalcino”. In questa guerra si scontrarono le più potenti
nazioni mondiali di allora, Francia e Spagna. Le truppe francesi
alleate dei senesi erano comandate dal maresciallo Blaise de Monluc,
l’esercito spagnolo era al servizio di Cosimo I de’ Medici,
reggitore dello stato fiorentino. Per i montalcinesi furono quattro
anni tremendi con sacrifici senza uguali dovendosi attenere agli
ordini militari, con tutte le conseguenze del caso,
considerato che il fronte di guerra, con le truppe spagnole e
fiorentine era a Buonconvento, a nord a pochi chilometri della
città. Dentro Montalcino stanziavano migliaia e migliaia di
combattenti senesi e francesi, la Repubblica di Siena batteva moneta
in Montalcino, ma le casse erano vuote, non c’erano denari neanche
per mandare ambasciatori alla corte di Francia per proteggere la
Repubblica senese. Mancava il grano e i provveditori montalcinesi
esposero al Monluc di scemare le bocche almeno fino alle nuove
raccolte di grano. Il Monluc ordinò la marcia per Grosseto e per
Montepescali più compagnie, e ai governanti del pubblico ordinò lo
spurgo di tutte le bocche inutili.
Il 4 aprile 1559 fu firmata la pace fra Francia e Spagna a Chateau
Cambrésis. I senesi consegnarono le chiavi di Montalcino al
comandante delle truppe spagnole Guevara che consegnò subito
Montalcino e le altre terre dello Stato senese a Cosimo I de’
Medici. Ebbe così fine la Repubblica di Siena ritirata in
Montalcino e con essa l’ultimo baluardo delle libertà
repubblicane in Italia sulla quale , ebbe luogo la dominazione
spagnola.
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Foto: Sistema di fortificazioni di Montalcino.
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Foto: Un assedio di Montalcino. Dal trattato di G. Maggi e di J. F.
Castriotto, Dalle fortificazioni delle città ... Libri III, Venezia
1564.
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Dopo
la fine della guerra si tirano le somme
Una volta
finita la guerra e consumato il sacrificio il magistrato di
Montalcino ordinava, il 3 di agosto 1559, di fare festa in tutto il
dominio. In fondo nonostante tutta l’amarezza e la sconfitta della
libertà, doveva aver portato un senso di sollievo il pensiero che
dopo aver fatto tutto quello che era possibile per salvare la libertà
della patria, era almeno finito il lungo calvario di miseria e di
morti. Dopo la fine della guerra, con la vittoria dei fiorentini e
degli spagnoli si tirarono le somme. Montalcino aveva pagato più di
ogni altra località dello stato senese “... s’ascoltarono fatti
pieni di spavento e di pianto da far inorridire chiunque, per
disastri sofferti, per le rovine, e devastanti terre incendiate, per
la fame de li omini uccisi anche dal ferro, soffrirono rovine,
stenti e calamità che si raccontino giammai accaduti in precedenza,
si ridussero quei pochi che scamparono senza case per abitare perché
tutte bruciate o rovinate, senza bestiami e senza viveri per
alimentarsi”.
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Foto: Blaise de Monluc. Comandante della guarnigione francese a
difesa della Repubblica di Siena in Montalcino.
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Foto: Cosimo Primo de' Medici, al quale gli spagnoli assegnarono il
territorio della Repubblica di Siena.
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I
sacrifici dei Montalcinesi
Un dato è
eloquente per dimostrare il sacrificio dei montalcinesi. Dentro la
città di Montalcino a differenza di tutti i comuni limitrofi,
Catelnuovo dell’Abate, Sant’Angelo in Colle e Torrenieri, che
insieme a Camigliano furono unificati sotto Montalcino il 2 giugno
1777, i maschi erano solamente il 46%. Questo dato era il segno che
i nostri antenati maschi erano periti nella guerra più degli uomini
delle altre località. Il trattato di pace di Chateau Cambresis
prevedeva un’amnistia generale per i senesi ritirati in Montalcino
e il ritorno in loro possesso di tutti i loro beni sequestrati, e
chi aveva titoli venivano reintegrati nelle magistrature della città
di Siena. Si dette il caso che senesi che avevano combattuto
unitamente ai montalcinesi contro i fiorentini e gli spagnoli, dopo
la fine della guerra, controllassero i montalcinesi per conto dei
fiorentini su ogni loro iniziativa attinente alla vita locale.
Montalcino fu terra vinta e basta, in loco presiedevano 325 soldati
a piedi e 11 pedestri su una popolazione di 3600 abitanti, questo
127 anni dopo la fine della guerra. Figuriamoci quanti erano i
militari di stanza a Montalcino immediatamente dopo il 1559.
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Foto: I senesi consegnano le chiavi di Montalcino agli spagnoli.
Dopo la pace di Chateau Cambrèsis tra Francia e Spagna del 1559. A.
S. S. Tavoletta di Gabella del 1558 - 1559.
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La perdita
di ogni benché minima autonomia
La perdita
dell’autonomia dei montalcinesi è dimostrata anche dalle cifre
del bilancio comunale, su una somma di 7.180 lire, quanto era il
bilancio comunale, 911 erano per il capitano di giustizia, 1.180
lire alla cassa della biccherna (erario di Siena), 725 lire alla
cassa dei conservatori (funzionari di Siena preposti agli archivi),
377 lire all’opera (cassa dell’opera del Duomo di Siena), quasi
il 60% delle tasse dei Montalcinesi andavano a finanziare gli uomini
che controllavano Montalcino al servizio dei fiorentini. I
montalcinesi si rimboccarono le maniche e a proprie spese
ricostruirono quanto la guerra aveva distrutto, sviluppando le loro
arti e mestieri “conquistando” con i loro prodotti i mercati
della Val d’Orcia, della montagna amiatina e della Maremma.
Intensificarono le “culture legnose” olivi, viti, alberi da
frutto nella nostra collina, svilupparono la produzione del grano,
del bestiame bovino, ovino, caprino e suino e dei loro derivati,
come il formaggio, la lana ecc., coltivavano copiosamente anche lo
zafferano. Capirono che un periodo della loro storia era tramontato,
camminarono come sempre al passo con i tempi e furono capaci di
risollevare Montalcino dalle distruzioni ridando fiducia agli
abitanti della comunità.
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Indice Montalcino
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