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MONTALCINO
BRUNELLO
- ROSSO - MOSCADELLO
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La
cultura enologica negli statuti montalcinesi del '400La
comunità di Montalcino, anticamente fissava norme precise a
difesa delle uve e del vino. Lo Statuto Comunale del 1415
disponeva che per la festa di Santa Croce –14 settembre– i
priori chiedessero al Consiglio Generale di pronunciarsi e di
procedere a relativo bando sull’avvio della vendemmia delle
uve. Questa norma la facevano rispettare. Il 17 settembre 1472
il Cardinale di Sant’Eustachio protestò contro il Consiglio
della comunità perchè aveva ordinato il sequestro delle uve
che i mezzaioli dei poderi del vescovo avevano iniziato a
raccogliere prima della pubblicazione del bando che doveva
stabilire il giorno di inizio della vendemmia. Fissare con un
bando queste norme era il segno che si doveva raccogliere uva
matura per ricavarne un grande vino pari alla fama di Montalcino
“già molto conosciuto per i suoi buoni vini che si ricavano
da quegli ameni colli”. Lo
Statuto includeva il salice fra le piante protette, i cui
ramoscelli servivano per “ligare le viti”. Oggi le
viti si legano con i fili di plastica. Protetto era il salice
“trionda” – “salice da ceste” che tornava utile anche
per la fabbricazione dei canestri, cestoni, panieri, largamente
impiegati per la raccolta delle uve.
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Foto: All’interno dei 12.000
ettari di macchia mediterranea si coltivano le vigne del
Brunello. L’aria è pulita, profumata, balsamica.
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Misure contro un'eventuale
sofisticazione del vinoLo
Statuto Comunale interveniva anche verso coloro che vendevano il
vino al minuto, "tavernaie e privati” i recipienti dovevano
recare il sigillo del Comune; si doveva vendere il vino al prezzo
ordinato con l’obbligo di darlo netto e puro e non annacquato ed
era fatto divieto di tenere in vendita contemporaneamente due qualità
di vino dello stesso colore; il recipiente da cui si attingeva il
vino doveva essere sigillato come pure le botti e i barili.
Era un modo preciso per impedire la sofisticazione del vino. I
nostri vignaioli già nel ‘400 invecchiavano il vino. Nel 1424 una
soma –litri 91 circa– di vino vecchio costava lire 3 e soldi 5
mentre una soma di vino nuovo costava lire una e centesimi 5.
Anche l’Ospedale di Santa Maria della Croce di Montalcino,
proprietario di trenta poderi, nella collina e in pianura,
invecchiava il vino. Il pittore Vincenzo Tamagni –1492/1530–
allievo di Raffaello, che affrescò lo scrittoio di Montalcino e la
Chiesa di San Francesco, veniva pagato anche “con 107 fiaschi di
vino vecchio per un importo di lire 16 e soldi 10”.
Nel racconto
storico “Giovanni Moglio da Montalcino” corredato da rinvii
documentati, scientifici e storici E. A. Brigidi citando un
manoscritto di Marcoantonio Rigaccini “Cronaca”
della metà del ‘500 scrive “Renai e la Martoccia i due vigneti
per il miglior Brunello di Montalcino”.
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Foto:
E' tempo di vendemmia, 3.000 ettari di terreno nel comune di
Montalcino sono coltivati a vigneti.
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I Biondi Santi: la dinastia
del Brunello
Il grande
merito del montalcinese Clemente Santi –1795/1885– che,
inserendosi in un approfondito dibattito che si sviluppò in Toscana
sulla enologia, riuscì a produrre un vino, il Brunello, che dopo
lunghe ricerche e grandi investimenti finanziari, “durevole e tale
da potersi esporre alla lunga navigazione senza guastarsi”.
Il Santi viene premiato con una medaglia d’argento ad
un’esposizione di Montepulciano il 2 giugno 1869 per il “suo
vino scelto Brunello – vendemmia 1865”. Notare le date:
premiazione 1869 – vendemmia 1865, è credibile che il Santi
volesse scritto nel diploma l‘anno della vendemmia a dimostrazione
che il suo vino vecchio meritava un premio. Il
nipote di Clemente, Ferruccio Biondi Santi -1848/1917– fu il
creatore del Brunello riserva 1888; le ultime due bottiglie si
conservano ancora nella cantina del Greppo, proprietà dei Biondi
Santi. In occasione dei festeggiamenti del centenario di questo
Brunello -1988– il nipote di Ferruccio, Franco Biondi Santi, con
il Figlio Jacopo e il Sindaco di Montalcino è ricevuto al Quirinale
dall’allora Presidente della Repubblica Italiana Francesco Cossiga
al quale donò una Bottiglia Brunello riserva 1888. Nel
1991 il Re di Svezia Carlo Gustavo visita la Fattoria del
Greppo di Franco Biondi Santi che, nello stesso anno a Roma, dona al
Re una bottiglia di Brunello 1891. Ferruccio
Biondi Santi viene premiato al concorso Regionale Agrario del 1887
per il suo “vino rosso fino” vendemmia 1883 e “vino rosso
fino“ vendemmia 1884. Nel
1902 Ferruccio Biondi Santi ottiene una medaglia d’oro per la sua
vigna specializzata in Località Scarnacuoia –sottostante
Montalcino– in un concorso Provinciale indetto dal Monte dei
Paschi di Siena. Il
figlio di Ferruccio, Tancredi Biondi Santi –1893/1970- nel 1925
all’esposizione –Fiera Campioni di Roma- della Produzione
Italiana ed Internazionale ottiene una medaglia d’oro “per la
sua abilità enotecnica”. Tancredi
Biondi Santi nel 1926 fonda la “Cantina Sociale di Montalcino”
che non incontrò l’adesione dei “Signori Padronati”, la
produzione del Brunello allora era di “duecento ettolitri
concentrata tutta in quella cantina”.
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Foto:
Clemente Santi (1795-1885). Con investimenti di capitali, dopo
ricerche e esperimenti ultratrentennali, produsse un vino durevole
tale da potersi esporre alla lunga navigazione. Riuscì a mettere a
coltura il Sangiovese Grosso e produrre il Brunello.
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Foto: Il Brunello è premiato per la
prima volta, allo stato delle ricerche. Notare la data: 1869 per
Brunello 1865, vecchio di 4 anni. Vengono così premiate le ricerche
di Clemente Santi.
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Foto: Nella foto Franco Biondi Santi,
al Quirinale, dona a Francesco Cossiga, allora presidente della
Repubblica Italiana, una bottiglia del Brunello vendemmia 1888 in
occasione del centenario di questo grande vino la cui bottiglia è
stata ricolmata, dopo il controllo del vino che era ancora perfetto,
nel 1927, nel 1970 e nel 1985 e ha ancora un colore rubino rosato
carico ed un deposito semi-cristallino di sostanze coloranti
insolubilizzate come tutte le vecchie riserve. Invecchiamento cento
anni e piu’. Alla fattoria del Greppo, nella cantina Biondi Santi
sono conservate le ultime 2 bottiglie.
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Foto: Re di Svezia Carlo Gustavo nel
1991 visita la fattoria del Greppo. Il proprietario, Franco Biondi
Santi, dona a Roma al Re una bottiglia di Brunello vendemmia 1891.
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Foto: Tancredi Biondi Santi
(1893-1970), trisnipote di Clemente, grande enologo di fama
internazionale.
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Foto: Tancredi Biondi Santi fondò la
Cantina Sociale nel 1926.
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Foto: 1933, il vino della Cantina
Sociale parte per l’America.
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"Dove
sarebbe l'Italia senza i grandi vecchi vini Biondi Santi?"Tancredi
Biondi Santi creò il Brunello riserva 1955 che la rivista “Wine
Spectator” del 31.01.1999, una delle riviste più autorevoli del
vino,
inserì –unico vino italiano fra i migliori dodici vini del mondo
prodotti nel XX secolo– il giornalista James Suckling nello stesso
numero della rivista commentò: “dove sarebbe l’Italia senza i
grandi vecchi vini Biondi Santi?”. La
stessa rivista nel suo TOP 100 ha classificato il Brunello riserva
1997 Villa Banfi al terzo posto assegnandoli 97 punti su 100.
Hanno ottenuto oltre 95 punti su 100 il Brunello Antinori –
riserva 1997 Pian delle Vigne, Brunello riserva 1997 Marchesi
Frescobaldi Castel Giocondo, Brunello riserva 1997 Ciacci
Piccolomini d’Aragona- Vigna di Pian Rosso , Brunello riserva 1997
Altesino Montosoli, Brunello riserva 1997 Casanova Neri –
Cerretalto, Tenuta Carlina Brunello La Togata riserva 1997, Le
Chiuse riserva 1997, Campogiovanni Il Quercione riserva 1997,
Caparzo Brunello riserva 1997, Conti Costanti riserva 1997,
riserva 1997 Poggio Antico, Catello di Romitorio riserva 1997, Val
di Cava Brunello Madonna del Piano riserva 1997. La
“TOP 100” valuta il vino su quattro criteri: qualità, valore
(prezzo), disponibilità (produzione) e un “fattore X” che si può
definire come il “carattere e le sensazioni” che il vino riesce
a esprimere. Il
Brunello riserva 1955 Biondi Santi venne servito al banchetto di
Stato all’ Ambasciata Italiana a Londra il 28 aprile 1969 fra la
Regina Elisabetta di Inghilterra e l’allora Presidente della
Repubblica Italia Giuseppe Saragat. Jacopo
Biondi Santi, figlio di Franco, attualmente “ambasciatore
del vino di pregio nel mondo, nominato dal forum
dell’internazionalizzazione economica, per i suoi alti meriti di
produttore del grande nettare il Brunello", partecipò insieme
alla Ferrari di M. Schumacher alla serata del “made in Italy”
nella trasmissione televisiva “Porta a Porta” del 2 febbraio
1999 presentando il Brunello riserva Biondi Santi del 1955.
I Biondi Santi,
nella loro proprietà Il Greppo, ogni anno organizzano la cerimonia
della ricolmatura e della ritappatura dei grandi Brunelli riserva di
loro produzione per prolungare la vita del vino ancora per molti
anni se le bottiglie sono state ben conservate. Franco Biondi Santi
ottenne l’Oscar del Vino nel 2001 per la “migliore Azienda
vinicola”.
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Foto: Tancredi produce, con il Brunello
Riserva 1955, "il vino del secolo XX" (Wine Spectator).
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Foto: "Wine Spectator", una
delle riviste piu’ autorevoli nel mondo del vino, ha inserito nel
1999 il Brunello Biondi-Santi riserva 1955 nei migliori 12 vini
prodotti al mondo nel secolo XX, l'unico italiano. Dal titolo
dell'articolo dell'articolo di James Suckling sulla prestigiosa
rivista ("dove sarebbe l'italia senza i grandi vini vecchi di
Biondi-Santi?").
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Foto: Il settimanale
"Panorama" scrive sul Brunello Riserva Biondi Santi 1955.
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Foto: La regina d'Inghilterra ed il
Presidente della Repubblica Italiana Giuseppe Saragat ed il Brunello di
Montalcino 1955 Riserva Biondi Santi.
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Foto: Tancredi Biondi Santi, seduto a
sinistra, nel 1970 alla ricolmatura del Brunello riserva, insieme a Mario
Soldati.
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Foto: Il Brunello riserva Biondi Santi 1955
alla trasmissione televisiva "Porta a Porta" con Jacopo Biondi
Santi.
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Foto: Questi prezzi risalgono all'anno 2000.
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Riccardo
Paccagnini pluripremiato per il suo Brunello vecchioFra
i produttori del Brunello va ricordato Riccardo Paccagnini
-1854/1934- enologo premiato che col suo vin Brunello vecchio nel
1909 aveva ottenuto quaranta massime onorificenze in Italia e nel
mondo, fra le quali una a Bordeaux nel 1904 con il Brunello
vendemmia 1994. La Francia allora era il santuario del vino, poi
venne anche premiato a Marsiglia e a Parigi, sempre per il suo
Brunello e scrisse un trattato che dopo aver illustrato i metodi
della piantagione delle viti, nei terreni galestrosi a sud e ad
ovest, sulla vendemmia “le uve devono essere ben mature” e
sull’invecchiamento “dopo due anni in botte si potrà travasare
nelle damigiane e dopo due o tre anni con le dovute cure si potrà
imbottigliare. Dopo imbottigliato si potrà tenere ancora vent’anni
e il Brunello anno per anno migliora di sapore e di sostanza
nutriente”. Questo trattato pubblicato nel 1907 concludeva
“tenendo una buona teoria agricola ed enologica farete figurare la
località e la nostra Nazione”. Il professor Paccagnini fu
profeta, le cose sono andate come lui aveva previsto. Sempre sul
Paccagnini, Edoardo Tomaselli, incaricato dal Consorzio del Brunello
di scrivere una relazione per il passaggio di questo vino dalla
denominazione di origine controllata alla denominazione di origine
controllata e garantita, nel 1973 scriveva “ma quello che ci
sembra straordinario, ricaviamo la notizia dal giornale montalcinese
“Il Progresso” del 7.10.1906, è il successo ottenuto da un
piccolo e isolato e modesto quanto sconosciuto produttore locale: un
certo R. Paccagnini, alla cui memoria è felice e coraggiosa
iniziativa, pensiamo che anche il Comitato Nazionale per la Tutela e
la Denominazione di Origine dei vini tributerebbe volentieri un
postumo omaggio. Il Paccagnini si presenta alle grandi esposizioni
Nazionali e Internazionali e col suo Brunello, senza conoscenze, e
con le difficoltà di allora, ottiene risultati strepitosi”.
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Foto: Riccardo Paccagnini (1854-1934).
Agronomo ed enologo.
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Foto: Questo trattato si chiude con le
seguenti parole: Tenendo una buona teoria agricola e enologica
farete figurare la località della produzione e la nostra nazione.
Grande profeta il professor Paccagnini.
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Foto: Allo stato delle ricerche, questa
è la prima etichetta del Brunello, realizzata dal prof. Riccardo
Paccagnini. Fine '800.
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Foto: Fra le 40 massime onorificenze,
questa.
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Foto: Il prof. Riccardo Paccagnini premiato.
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Un
grande del Brunello: Giovanni Colombini. I suoi discendenti
proseguono nella sua opera
Un grande del
Brunello fu Giovanni Colombini – 1903/1976. Il suo nonno materno,
Raffaello Padelletti, nel 1893 ottenne una medaglia d’argento dal
Ministero dell’Agricoltura Industria e Commercio per un “suo
vino rosso da pasto” partecipò con il suo Brunello alla prima
mostra-mercato di Siena nel 1933. Nel 1967 fu uno dei venticinque
fondatori del Consorzio del Brunello, unico produttore e che lo
commercializzava. Nel 1968 ottenne un ambito riconoscimento il
“Torchio d’Oro” dall’Accademia del vino e della vite “per
l’alta qualità dei suoi vini”. Giovanni
Colombini, per far conoscere il suo Brunello vecchio, nel 1973 invitò
alla sua Fattoria dei Barbi gli addetti all’agricoltura delle
venti più importanti ambasciate straniere accreditate presso la
repubblica Italiana, ai quali offrì in degustazione un Brunello di
sua produzione, vendemmia 1934. Francesca
Colombini, figlia di Giovanni –conosciuta come “la signora del
Brunello"- nel 1981 istituì il premio internazionale
Barbi-Colombini con l’intento di far conoscere ulteriormente
Montalcino, il suo territorio e il Brunello; fra i premiati lo
statunitense Saul Bellow –Premio Nobel per la letteratura del 1976-,
il giornalista e scrittore Enzo Biagi, lo scrittore Mario Rigoni
Stern. Il
figlio di Francesca, Stefano, di recente ha inaugurato in un ampio
ristrutturato locale il Museo della Comunità di Montalcino e del
Brunello del quale il secondo e terzo canale della televisione di
Stato hanno dato ampia informazione. Donatella,
l’altra figlia di Francesca, della Fattoria del Casato ha vinto
“l’Oscar del Vino” come la migliore produttrice del 2003. I
premiati vengono scelti con una procedura simile a quella degli
Oscar del cinema. É la prima volta che questo premio viene
assegnato a una donna. La sola cantina del Brunello alla Fattoria
del Casato ha un organico interamente femminile. Donatella Colombini
Cinelli ha anche istituito un premio “Casato Prime Donne”.
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Foto: 1968, l’avvocato Giovanni
Colombini (1903-1976) mentre riceve l'ambito "Torchio d'Oro per
il suo Brunello. Fu uno dei 25 soci fondatori del Consorzio del Vino
Brunello di Montalcino nel 1967. L’unico che produceva e
commercializzava il Brunello. Oggi i soci del Consorzio del Brunello
sono 204.
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Foto: 1973, gli addetti
all’agricoltura delle piu’ importanti 20 ambasciate straniere
accreditate presso il governo Italiano nella terrazza della fattoria
dei Podernuovi. Il proprietario, Avv. Giovanni Colombini, offre ai
suoi ospiti un suo Brunello, vendemmia 1934. Era la prima volta che
i diplomatici stranieri in Italia degustavano e apprezzavano un vino
vecchio di quasi quarant’anni.
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Foto: Oscar del vino a Donatella
Cinelli Colombini. E' il miglior produttore del 2003. Per la prima
volta una donna è il miglior produttore dell'anno. L'Oscar de Vino
è organizzato ogni anno dall'Associazione Italiana Sommelier.
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Giosuè
Carducci elogia il BrunelloIl
Brunello, anche se aveva una produzione limitata, era conosciuto ed
amato da chi lo degustava. Per tutti citeremo Giosué Carducci
–1837/1907– Premio Nobel per la letteratura, il 22 dicembre 1886
scriveva alla Contessa Ersilia Gaetani Lovatelli, proprietaria della
Tenuta di Argiano sita ad ovest di Montalcino “mi tersi con il vin
d’Argiano il quale è buono tanto”.
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Foto: Giosue Carducci (1835-1907)
premio Nobel per la letteratura. Sul Brunello di Montalcino ebbe a
scrivere il 22 diecembre 1886 alla Contessa Ersilia Caetani
Lovatelli, proprietaria della Tenuta di Argiano (nel comune di
Montalcino): ‘...mi tersi col vin d’Argiano, il quale è buono
tanto...’ (dalla Nuova Antologia).
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Periodo
di crisi
I premi
conquistati dal Brunello, in Italia e all’estero, l’esaltazione
che faceva chi lo amava, doveva essere un viatico per coltivare
vigne specializzate. Invece ad eccezione dei Biondi Santi e del
Colombini, il Paccagnini si era trasferito da Montalcino, che mai
ammainarono la bandiera della produzione del Brunello, tutti gli
altri “Signori Padronati” si ritennero appagati dagli autentici
profitti di un'agricoltura arcaica basata quasi sulla totalità
della conduzione della terra a mezzadria godendo di anacronistici
privilegi. Dopo la metà degli anni ’50 del secolo scorso 2.200
mezzadri, nell'arco di oltre quattordici anni, abbandonarono la
terra -in due nel podere non ci si poteva più vivere– che
unitamente agli 800 addetti ai lavori boschivi, che persero lavoro,
si arriva a 3.000 persone che dovettero andare in cerca di lavoro su
una popolazione del comune di Montalcino di 10.203 abitanti. Quasi
il 30% della manodopera perse lavoro. Tutta l’economia comunale
entrò in crisi, economica, sociale e di fiducia, che Montalcino non
aveva mai conosciuto. In quel periodo il Consiglio Comunale indicò
una via strategica di sviluppo basata sull’utilizzo delle risorse
territoriali e cioè viticoltura, olivicoltura, bosco, recupero dei
beni culturali, turismo, questa scelta anche se contrastata, perchè
l’industrializzazione conquistava coscienze, era ritenuto
l’unico viatico per superare ogni crisi, e si dimostrò vincente.
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Foto: L'Amministrazione comunale
all'inizio degli anni '60 indica il territorio - allora depresso - come
sviluppo compatibile con l'ambiente credendo nei prodotti tipici locali
quando le industrie sembravano vincenti e portare benessere generale.
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Il
disciplinare del vino Brunello di Montalcino del 1966
La Gazzetta
Ufficiale della Repubblica Italiana del 30 maggio 1966 pubblicò il
disciplinare del vino Brunello di Montalcino. Finì la
dipendenza di questo vino dal “Consorzio Chianti Colli Senesi –
Siena” con raffigurata nell’etichetta la balzana con la lupa,
come stemma come era avvenuto fino allora. Il disciplinare stabiliva
che il Brunello doveva stare in botte di rovere 4 anni. Il
disciplinare del 19.5.1998 stabilisce: i vigneti di nuovo
impianto sono iscritti all’Albo dei Vigneti del Brunello di
Montalcino a partire dal 3° anno successivo alla data di impianto.
La resa massima di uva per ettaro non potrà superare la percentuale
del 30% al terzo anno di impianto e del 70% al quarto anno di
impianto e quindi 100% al quinto anno di impianto. La
quantità massima di uva ammessa per la produzione del vino a
denominazione di origine controllata e garantita “Brunello di
Montalcino” non deve essere superiore a 8 tonnellate per
ettaro di vigneto in coltura specializzata pari a ettolitri 54,4 di
vino. Le uve destinate alla vinificazione sottoposte, se necessario,
a preventiva cernita devono assicurare al vino un titolo
alcolometrico volumico minimo naturale di 12%. Qualora venga
rivendicato il toponimo “vigna” le uve devono assicurare al vino
un titolo alcolometrico volumico minimo naturale di 12,5%.
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Foto: Fa parte della storia del
Brunello anche questo vecchio bollino. (da Civiltà del Bere,
settembre 1985).
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Le
regole dell'invecchiamento del BrunelloIl
vino a denominazione di origine controllata e garantita ”Brunello
di Montalcino” deve essere sottoposto ad un periodo di affinamento
di almeno due anni in contenitori di rovere di qualsiasi
dimensione. Il
vino a denominazione di origine controllata e garantita “Brunello
di Montalcino” non può essere immesso al consumo prima del 1°
gennaio dell’anno successivo al termine di cinque anni
calcolati considerando l’annata della vendemmia. Il
vino a denominazione di origine controllata e garantita può portare
come qualificazione la dizione “Riserva” se immesso al
consumo successivamente al 1° gennaio dell’anno successivo al
termine di sei anni, calcolati considerando l’anno della
vendemmia, fermo restando i minimi di due anni di affinamento in
contenitori di rovere e sei mesi in bottiglia. Il
vino a denominazione di origine controllata e garantita “Brunello
di Montalcino” prima dell’immissione al consumo deve essere
sottoposto ad un periodo di affinamento in bottiglia di almeno 4
mesi. Il periodo di affinamento in bottiglia deve essere
documentato con relativa annotazione nei registri di cantina. Le operazioni di
vinificazione conservazione affinamento in legno affinamento in
bottiglia e imbottigliamento del Brunello di Montalcino devono
essere effettuate nella zona di produzione. Ogni
settimana viene controllato il livello di ciascuna botte e se
necessario va ricolmata di solito (o scolmata: tutta la botte deve
essere bagnata dal vino). Il
vino a denominazione controllata e garantita ”Brunello di
Montalcino” deve essere immesso al consumo in bottiglie di una
delle seguenti capacità: litri 0,375, litri 0,500, litri 0,750,
litri 1,500, litri 3, litri 5. Le bottiglie devono
essere di tipo bordolese ”di vetro scuro e chiuse con tappo di
sughero”.
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Nasce
il Consorzio del Vino Brunello
Nel 1967 nacque
il Consorzio del Vino Brunello di Montalcino (www.consorziobrunellodimontalcino.it).
I soci fondatori del Consorzio furono 25: 16 coltivatori diretti (qualche
anno prima erano tutti mezzadri), 3 proprietari, 6 medi e grandi
proprietari che erano proprietari appena del 10% di tutta la terra
coltivata nel montalcinese. Attualmente i soci del Consorzio del
Brunello di Montalcino sono 220, pari al 99% dei produttori e i
vigneti si coltivano su 3.000 ettari di terreno che corrispondono al
30% di tutta la terra coltivata nel montalcinese. Nel
1968 le denuncie delle uve con riferimento al Brunello furono fatte
da 21 aziende agricole per una resa di 2.077 ettolitri di vino. Nel
1972 le denuncie furono fatte da 29 aziende agricole per una resa di
4.700 ettolitri di Brunello, nel 1972 cominciarono ad acquistare
piccole aziende agricole locali i “forestieri” che diventarono
produttori del Brunello. Nel 1978 la Banfi acquistò la grande
azienda agricola di Poggi alle Mura. Nel giro di pochi anni investì
nello sviluppo enologico centinaia e centinaia di miliardi di lire
di allora producendo un Brunello di alta qualità unitamente ad
altri vini anch’essi di alta qualità. Ad ogni esposizione, alla
quale partecipa, la Banfi e i suoi grandi vini ottiene massimi
riconoscimenti primari “a bizzeffe”.
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Foto: Il 26 Maggio 1965 la Gazzetta
Ufficiale della Repubblica Italiana pubblica il disciplinare del
Vino Brunello. Nel 1967 nasce il Consorzio di tutela del vino
Brunello.
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Il
Brunello vendemmia 1980 fu il primo vino italiano ad ottenere la
promozione dalla D.O.C. alla D.O.C.G.
Nel 1973 il
Consorzio del Brunello, a nome anche di tutti i vignaioli
montalcinesi non soci, con una motivata e documentata relazione
diretta agli organi competenti regionali e nazionali, chiede il
passaggio del Brunello di Montalcino dalla denominazione di origine
controllata (D.O.C.) alla denominazione di origine controllata e
garantita (D.O.C.G.) che otterrà, primo vino in Italia con la
vendemmia 1980. Nel
1975 per la prima volta 30 vignaioli del Brunello presentarono alla
famosa enoteca Solci di Milano il loro prodotto in quell’occasione,
invitato e presente, il noto attore Ugo Tognazzi. Se avessero
voluto, i vignaioli avrebbero commercializzato tutto il loro
Brunello entrati in commercio secondo il disciplinare e cioè il
primo gennaio del quinto anno dopo la vendemmia e la riserva il
primo gennaio del sesto anno dopo la vendemmia.
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Foto: Enoteca Solci di Milano. Con i
produttori e le autorità locali, l'attore Ugo Tognazzi degusta il
Brunello di Montalcino.
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Foto: Fortezza di Montalcino, 1977.
Ultima audizione pubblica per la promozione del Brunello da
Denominazione di Origine Controllata a Denominazione di Origine
Controllata e Garantita che otterrà come primo vino in Italia della
vendemmia 1980. Nella foto, oltre alle autorità locali, si
riconoscono il presente del Comitato Nazionale Vini senatore Paolo
Desana e l'enologo di fama mondiale prof. Giovanni Garoglio.
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Foto: Un gruppo di jazzisti italiani e stranieri ha tenuto un
concerto nella medievale Montalcino. Il Cartellone del concerto
presentato da Carlo Bonazzi e Sandro Moravi s'intitolava: "Col
d'Orcia jazz, concerto for Brunello". Nella foto in alto il
cantante Nicola Arigliano con il chitarrista Franco Cerri, sotto il
clarinista americano Tony Scott con il tenorsassofonista Gianni
Basso, Cerri, il bassista americano Julius Farmer, il batterista
Giancarlo Pillot, Renato Sellani al pianoforte. (l'Europeo - 21
ottobre 1977).
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La
manifestazione annuale "Benvenuto Brunello"
Dal 1992
organizzata dal Consorzio del Brunello, ha luogo nel mese di
febbraio una manifestazione “Benvenuto Brunello”. In quell’occasione
vengono premiati col “leccio d’oro” un ristorante,
un’osteria, un’enoteca, italiane o stranieri, che si sono
distinti nella presentazione del Brunello. Una commissione di 18
esperti in enologia espressamente incaricati assegna le stelle al
Brunello della vendemmia dell’anno precedente. Un artista,
prescelto dal Consorzio del Vino Brunello, realizza una formella di
sua ispirazione disegnando il numero delle stelle assegnate al Brunello
della vendemmia di quell’anno. A questa manifestazione partecipano
alte personalità italiane e straniere, a quella del 2002 partecipò
il Capo del Governo Belga Guy Verhofstadt.
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Foto: Benvenuto Brunello 1995, formella
realizzata dal fotografo di fama mondiale Oliviero Toscani.
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Foto: Fortezza di Montalcino, Benvenuto
Brunello 2002. Guy Verhofstadt, capo del governo belga, degusta il
Brunello vendemmia 1997.
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Con
il Rosso di Montalcino è indicata una nuova strada ai vignaioli
italianiNel
1979 il Consorzio del Vino Brunello con una documentazione inviata
alla Regione Toscana e al Comitato Nazionale dei Vini –sostenuta
da una delibera della Giunta Comunale di Montalcino– chiede di
poter produrre dallo stesso vitigno del Brunello un altro vino a
denominazione di origine controllata “rosso di Montalcino” la
richiesta sarà accolta nel 1984. Il
vino a denominazione di origine controllata e garantita “Brunello
di Montalcino” può essere designato per scelta di cantina, nel
rispetto del relativo disciplinare di produzione con la
denominazione di origine controllata “Rosso di Montalcino”,
ferma restando comunque la resa per ettaro prevista per il
“Brunello di Montalcino”. “Il
Rosso di Montalcino” può essere messo in commercio non prima del
primo gennaio del secondo anno dopo la vendemmia. Il
mensile “Civiltà del bere” scriveva: “produrre più vini con
diversa denominazione di origine da uno stesso vigneto come da tempo
avviene in Francia è stato per le aziende italiane un sogno durato
a lungo, un sogno che sembrava non aver mai fine, e che invece esse
hanno visto finalmente realizzato nel 1984 con la concessione della
D.O.C. al Rosso di Montalcino. E ancora una volta, come già era
accaduto nel 1980 in occasione del varo della D.O.C.G., dove al
Brunello di Montalcino era toccato il privilegio di aprire la lista
dei vini dotati del “particolare pregio”, i produttori di
Montalcino potevano vantarsi di aver nuovamente indicato una strada
da seguire alle aziende delle altre regioni italiane”.
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Foto: Il Vino Rosso di Montalcino
ottenne la Denominazione di Origine Controllata il 25 Novembre 1983
su domanda avanzata dal Comune di Montalcino e dal Consorzio del
Brunello nel 1979. In "Civiltà del Bere" del settembre
1985 si legge: "Con il recente passaggio dalla Denominazione di
Origine Controllata alla Denominazione di Origine Controllata e
Garantita i montalcinesi hanno ottenuto dallo stato un'importante
innovazione; poter scegliere dalla stessa base ampelografica
"vigneto" di classificare il vino o Brunello di Montalcino
oppure Rosso di Montalcino. La scelta può essere fatta alla
vendemmia oppure durante i quattro anni di invecchiamento prima
della commercializzazione".
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La
commercializzazione dei vini localiNel
2002 sono state commercializzate 5.284.475 bottiglie di Brunello,
3.252.510 bottiglie di Rosso di Montalcino, 477.270 bottiglie del
vino di Sant'Antimo D.O.C., 47.726 bottiglie di Moscadello per un
totale di 9.061.981. Altri vini D.O.C. possono essere prodotti nel
territorio del Comune di Montalcino “Chianti dei colli Senesi “
e "Vino dei colli dell’Etruria centrale”. Si producono poi
nel territorio del Comune di Montalcino circa sei milioni di
bottiglie di vino con il nome “indicazione geografica tipica (I.G.T).
Il nostro vino
Brunello conquista simpatie fra le personalità politiche del mondo.
Jean Chretien Capo del Governo Canadese nel 2001 è ospite a pranzo
dal coltivatore diretto produttore di Brunello Sassetti Livio al
podere Pertimali, visitò successivamente la cantina alla Fattoria
del Greppo di Franco Biondi Santi. E indirizzò al Consiglio
Comunale il seguente messaggio ”la Vostra città è semplicemente
magnifica. La vostra qualità è incomparabile. Continuate il vostro
lavoro”.
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Foto: Valutazione qualitativa delle
vendemmie delle uve Brunello.
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Foto: Commercializzazione dei vini di
Montalcino dal 1997 al 2002.
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Foto: Nella foto a capo tavola, Jean Chretien, capo del
governo Canadese, prima di partecipare all'incontro degli "otto
grandi" a Genova 2001, visitò la cantina del Brunello,
prodotto dal suo amico Sassetti Livio, coltivatore diretto, che fu
suo ospite anche a pranzo. Al
consiglio comunale di Montalcino, il premier Canadese indirizzò il
seguente messaggio "La vostra città è semplicemente magnifica. La
vostra qualità è incomparabile. Continuate il vostro lavoro".
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"Dove
c'è la vita c'è la speranza"Chi
disse “dove c’è la vite c’è la vita” diceva una cosa vera.
Montalcino era una delle località più povere della provincia di
Siena nel periodo 1955/1970. L’emigrazione della popolazione fu
spaventosa, dal 1951 gli abitanti erano 10.203, al 1971 Montalcino
calò del 38.28% della popolazione cioè in quel censimento
risultavano residente 6.297 abitanti. In quel periodo il 10% della
popolazione residente aveva diritto all’assistenza medico
farmaceutica ospedaliera a carico del Comune e viveva con sussidi
pubblici, era il segno che questa gente viveva sotto la soglia della
sopravvivenza. In una pubblicazione del Monte dei Paschi di Siena
del 1980 sull’economia della provincia con riferimento al 1978 il
Comune di Montalcino è al settimo posto nella graduatoria per il
reddito pro-capite e il primo assoluto fra tutti i comuni a sud di
Siena. Eppure nel 1978 furono prodotte e commercializzate circa
800.000 bottiglie di Brunello e due o trecento mila bottiglie con il
nome generico di “vino rosso dai vigneti del Brunello”.
Bastò questa produzione per riportare Montalcino in alto nella
classifica dell’economia
provinciale e ridare fiducia alla popolazione residente. Oggi a
Montalcino non solo di fatto non esiste disoccupazione, ma ogni
giorno trovano occupazione a Montalcino circa 2.000 persone
provenienti dalle località limitrofe. La popolazione del Comune
dopo 100 anni di calo, in quest’ultimo periodo è aumentata
dell’1% raggiungendo i 5.141 abitanti. E’ un segnale.
Montalcino è
conosciutissimo nel mondo grazie al Brunello. Ogni giorno i
“media” -carta stampata, televisione, radio- parlano di
Montalcino. E’ un grande viatico anche per il turismo sono un
milione i turisti che visitano ogni anno il nostro territorio con
una ricaduta economica su tutte le attività economiche,
commerciali, alberghiere, agrituristiche, della ristorazione e
artigianali e di conseguenza, la popolazione, mediamente gode di un
reddito pro-capite altissimo.
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Foto: Immagine ripresa da "Autori
satirici Italiani alla XXXVI Settimana dei vini".
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Moscadello:
un vino anticoAnche
se il nostro Moscadello è decaduto, se ne vendono poche migliaia di
bottiglie all’anno, una volta era il “fiore all’occhiello”
di Montalcino come ora è il Brunello, fu premiato a Parigi nel
1867. E’ da credere che il Moscadello a Montalcino si
producesse già nel secolo XIII quando i buongustai non volevano più
saperne di “vin rosso”, “vernaccia” e “vin greco”,
ricercando vitigni importati da terre lontane come il Moscadello.
Chi se non i frati di Sant'Antimo poteva importare questo vitigno?
Infatti molto anticamente essi producevano “di proprie mani” cioè
a conto diretto, una vigna di Moscadello presso l’Abbazia di Sant'Antimo
dove raccoglievano 9 some di questo vino. Viene da pensare che essi
volevano l’esclusiva di questa produzione perchè i loro 8
mezzaioli producevano vino rosso e bianco ma non il moscadello.
Dai verbali del
Consiglio della Comunità di Montalcino il Moscadello del 1472
veniva prodotto nella zona oggi conosciuta come Viale Piero Strozzi
e costava 60 lire alla soma (una soma circa 91 litri), nello stesso
periodo una soma di vino vecchio costava lire 3 e 5 soldi. La
casa reale dei Medici, regnanti in Toscana, prima del Santo Natale
volevano dei saggi di Moscadello dei quali poi sceglievano la qualità
e la quantità “che abbisognava la corte anche perché amavano
provvedere per Roma, Napoli e oltremare”.
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Il
Moscadello alla corte di Inghilterra già agli inizi del '600“Montalcino
con il suo famoso Moscadello sembra l’unico comune del
comprensorio senese in cui si produce per il mercato del vino
pregiato le cui viti crescono sui muri a secco” (siamo
all’inizio del 1600). John Evelyn, pupillo di Carlo II di
Inghilterra il 2 novembre 1644, viaggia da Siena a Roma “giunto a
Torniero (Torrenieri) un villaggio che si trova in una dolce vallata
in vista di Monte Alcini (Montalcino) celebre per il suo raro
Moscadello”. J.Evelyn frequenta la casa reale inglese, da
lontano vede Montalcino e gli viene in mente il Moscadello, se ne
deduce che questo vino deve aver conquistato la Reggia
d’Inghilterra. L’Uditore
Bartolomeo Gherardini, nella sua visita a Montalcino nel 1676,
descrive il Moscadello assai celebre che con grande industria si
coltiva in quel sito con il quale entra qualche denaro in città.
Il montalcinese
poeta Alfonso Donnoli, all’inizio del 1650, esalta il nostro
Moscadello con questa poesia in polemica con chi l’aveva
ignorato
“ ma
l’Ambra del mio monte è assai migliore,
par che placito baci, allor che ‘l bevi,
e che l’Ibla si inchini al suo sapore.”
(l’Ibla:
antico villaggio nel territorio di Catania celebre per la fama di
cui godeva il suo miele lodato dai poeti latini).
Francesco
Redi 1626/1698 nel suo “Bacco in Toscana” esalta il Moscadello
di Montalcino. Così faceva il poeta Ugo Foscolo 1778/1822 che si fa
“merito con i fiaschetti di Montalcino con chi va a trovarlo lassù
(il Foscolo allora 1803 viveva a Bellosguardo nei pressi di
Firenze). Tancredi
Biondi Santi in una lettera pubblicata dal Progresso nel 1927, che
è un inno all’amore per il Moscadello, invita i “Signori
Padronati a ripristinare le moscadellaie... posso con sicurezza dire
che l’utile derivato da questo vitigno è molto buono, certamente
mai inferiore del doppio di quello che si può ottenere coltivando
altri comuni vitigni... ci pensino i Signori Padronati e con questa
bona visione, ricca di belle speranze, si accinghino senza ulteriori
indugi a ripopolare le pendici della nostra collina, arricchendola
di un prodotto che fu vanto di Montalcino e che dovrà dare vita ad
un’industria agricola piena di promesse e di frutti per tutti”.
Tancredi Biondi
Santi rimase l’unico a produrre Moscadello, questo vino D.O.C. di
Montalcino come si è detto è “decaduto” ma non per qualità,
merita di essere rilanciato.
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Foto: Del Moscadello di Montalcino il
Redi, nella foto, nel suo "Bacco in Toscana" scrisse:
"Il leggiadretto e sì divino Moscadelletto di
Montalcino".
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Foto: Nel libro di Attilio Brilli
"Viaggiatori stranieri in terra di Siena" Monte dei Paschi
di Siena, 1986 si legge a pagina 170 quanto ebbe a scrivere John
Evelyn (1620-1706) scrittore inglese, uomo di vasti interessi che
godette dei favori di Carlo II: "...giungemmo a Torniero, un
villaggio che si trova in una dolce vallata in vista di Monte Alcini,
celebre per il suo raro Moscatello...".
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Foto: Ugo Foscolo, nella foto, in una lettera indirizzata a
Leopoldo Cicognara nel 1803 scriveva: "la Quirina Mocenni
Magiotti non è avara ... mi regala panforte e parecchi fiaschetti
di Montalcino di cui mi fo merito con chi viene a trovarmi quassu’.".
Il Foscolo si trovava allora a Bellosguardo, presso Firenze.
(dall'Epistolario De Monnier, 469) da "Il Progresso"
19 Gennaio 1930.
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Foto: Il primo diploma che si conosca
per un Moscadello di Montalcino (mussante) ottenuto da Clemente
Santi nel 1867 a Parigi.
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Foto: Fiaschetto di Moscadello,
Montalcino anni 10 del '900.
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Foto: 1965, Fortezza di Montalcino. Esposizione per la
valorizzazione del Moscadello di Montalcino.
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Indice
Montalcino
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